Salute e Benessere

Sfumature olfattive nel Giardino: le “note” sensoriali

Un viaggio attraverso corpo e mente, tradizioni e culture raccontato dall’architetto Daniela Donisi

Articolo di: Daniela Donisi Architetto

La classificazione delle tonalità olfattive risale al XIX secolo, quando il profumiere inglese Septimus Piesse decise di correlare gli odori alle note della scala musicale. Ogni traccia odorosa divenne così un sistema affascinante, chiamato “Piramide Olfattiva”, teso a creare la scansione temporale della permanenza di ogni profumo. Le note di testa sono le prime a essere percepite ma anche le prime a scomparire, associabili alla nota del “SI”, tendono a dissolversi in circa 15 minuti.

La percezione va immediatamente a concentrarsi sulle note di cuore, queste durano dalle due alle tre ore e corrispondono alla nota del “FA”, cui saranno seguite le note di fondo che si sviluppano molto lentamente e che possono persistere anche 24 ore, corrispondenti alla nota del “DO” . Anche nella composizione di un giardino, di una terrazza, di un balcone o ancora più semplicemente di un davanzale fiorito è possibile creare una sinfonia di profumi. Bisogna infatti ricordare che quello che rende indimenticabile uno spazio verde è proprio l’insieme di fragranze che possiamo percepirvi.

È la parte frontale del nostro sistema cerebrale che è deputata alla decifrazione dell’odore e afferente alla sfera più istintuale. Si tratta di un’area antica definita “rettiliana” e che si è evoluta negli esseri umani circa 500 milioni di anni fa, secondo uno studio pubblicato dal neuroscienziato Paul MacLean, in “Evoluzione del cervello e del comportamento umano”, edito da Einaudi. Quest’area del nostro cervello è quella deputata alla conservazione della specie e agli istinti di attacco, reazione e fuga, ed è capace di decifrare il segnale olfattivo, investigandolo e attribuendogli quindi una determinata proprietà.

Un profumo fruttato e fiorito può essere segnale della presenza di piante con bacche mangerecce e quindi percepito positivamente dall’uomo, generando un senso di benessere e appagamento, ovvero quel senso di piacere che i Maestri profumieri continuano a creare e a ricreare da secoli.

Si può quindi comporre uno spazio verde come se fosse l’essenza pregiata e ricercata di una boccetta di profumo d’autore? Assolutamente sì! Come? Immaginando una tessitura di piante adatte a creare un bouquet completo.

Note di testa

Perfette protagoniste di questo tipo di sfumatura olfattiva sono le aromatiche come: Rosmarino, Menta e  Basilico. Gli oli essenziali che si ricavano da queste piante hanno un fortissimo potere stimolante. Basta anche solo toccare lievemente il loro fogliame per sentire sprigionarsi delle fragranze intense e assolutamente inconfondibili. La profumazione del Rosmarino aiuta la concentrazione e la memoria lavorando sulla corteccia cerebrale, il suo olio essenziale è un aiuto per gli anziani perché se inalato può stimolare antichi ricordi e migliorare la memoria prospettica, ovvero “la capacità di ricordare di compiere un’azione precedentemente programmata, in un preciso momento temporale o a seguito di uno specifico evento, mentre si è impegnati nello svolgimento di un’altra attività”.

A seguire troviamo la Menta e il suo olio essenziale che sostengono nei momenti di confusione stimolando il pensiero logico e permettendo di trovare la concentrazione. La sua azione è di sostegno in caso di apatia e svogliatezza. In diffusione, in sinergia con l’olio essenziale di Eucalipto, sviluppa un’azione balsamica migliorata, perfetta in caso di difficoltà respiratorie, donando un sollievo quasi immediato.

Infine il Basilico con la sua nota decisa, è l’olio dell’azione ispirata, capace di dileguare la stanchezza, schiarisce le idee permettendo di trovare chiarezza nei propri pensieri.


Da sinistra verso destra, Menta piperita, Elicriso, Timo e Rosmarino

Note di cuore

La parte del leone possono farla la Rosa, la Lavanda e il Neroli. Da tempo immemore la Rosa è utilizzata per creazioni profumiere oltre che per vere golosità come la confettura di petali di Rosa o lo Sciroppo. Il suo olio essenziale, preziosissimo, si ricava principalmente dalla Rosa Damascena, pianta antica e a fioritura unica. Nella progettazione di questo “Spazio delle Fragranze” si può inserire un rosaio Portland, dal fascino e dal profumo classico analogo a quello delle rose damascene, con in più la caratteristica (apprezzatissima) della rifiorenza.

Corolle opulente sbocciano con puntalità ogni sei settimane, da maggio fino ai geli. Consigliatissime ‘Rose de Rescht’, dal colore rosa vivo, quasi fucsia oppure ‘Jacques Cartier’ dalla tonalità rosa confetto. Quello dell’olio essenziale di Rosa è un profumo che ha un’azione profondissima a livello psichico, capace di lavorare sulle ferite più antiche sedimentate nell’inconscio, attivissimo ed estremamente sollevante in caso di depressione. Piccole cultivar possono essere messe a dimora anche nelle balconiere, esiste una varietà miniatura bianca ‘Little white pet’, del 1879, che sprigiona una fragranza delicata e leggera, molto fresca, adattissima a questo scopo.

Altra nota di cuore fondamentale è quella della Lavanda, da sempre protagonista di profumi e saponi. La Lavanda è una pianta mercuriale legata alla comunicazione, il suo olio essenziale è infatti funzionale al sistema nervoso, al linguaggio, all’espressione di sé e dei proprio bisogni profondi. Da sempre sinonimo di “profumo di pulito”, lo spigo secco viene tradizionalmente raccolto in sacchettini di tessuto e conservato all’interno dei cassetti, insieme alla biancheria.

L’olio essenziale di Lavanda inoltre è estremamente lenitivo in caso di punture di zanzara e può essere utilizzato puro spalmandolo al di sopra del ponfo. In diffusione o semplicemente sfregando il suo fogliame si ottiene subito un senso di sollievo e di rilassamento profondo. L’olio essenziale di Lavanda è inoltre utilizzato come lenitivo in caso di piccole bruciature cutanee, l’effetto è praticamente immediato, ed è ingrediente principe di molte pomate curative per il trattamento delle ustioni.

Infine il Neroli, profumo sublime, che si ricava dal fiore dell’Arancio amaro. Il suo olio essenziale in diffusione è portentoso perché ne bastano due sole gocce per sprigionare una fragranza capace di profumare l’ambiente. Associato all’olio essenziale di Bergamotto e a quello di Lavanda, sviluppa la fragranza tipica dell’Acqua di Colonia. Il profumo del Neroli sostiene e dona sollievo in caso di disagio profondo, mitigando l’insonnia e il senso di angoscia. Queste caratteristiche le ritroviamo anche nelle fioriture di altri agrumi di facile coltivazione e che si accontentano di spazi contenuti come il Kumquat o il Limone. Possibile quindi, se si ha uno spazio limitato pensare alla coltivazione di queste piante estremamente generose anche in termini di fruttificazione. Utilizzando frutti, tassativamente non trattati, è possibile sentire la fragranza dell’olio essenziale agrumario contenuto nella buccia. Basta sfregare la scorza dell’agrume contro il bordo interno ed esterno di un bicchiere di vetro e poi annusare.

Se poi vogliamo amplificare il percorso sensoriale basta versare dentro il bicchiere un poco d’acqua e sorseggiare lentamente, il mix gusto – profumo dell’olio essenziale sarà immediatamente percepibile. Una nota di testa che possiamo facilmente incontrare nella buccia dell’Arancio, del Mandarino, del Pompelmo, del Limone, del Chinotto, del Bergamotto, del Kumquat e in moltissimi altri agrumi.

Dall’Arancio amaro si ricava anche il Petit – grain (nota di cuore), un olio essenziale dalla profumazione fresca, verde, derivato tipicamente dalla distillazione delle foglie e dei rametti. Quest’olio ha forti proprietà lenitive e calmanti, per farne conoscenza basta strofinare il fogliame di qualunque tipo di agrume, si sprigionerà immediatamente questo aroma inconfondibile.

Rosa portland ‘Jacques Cartier’

Note di fondo

Infine le sfumature olfattive più persistenti, ovvero quelle di base raccontate dall’Elicriso, dal Timo e dal Mirto. L’Elicriso italico, è una pianta frugale emblema delle coste del mediterraneo e dal caratteristico profumo di liquirizia. Questa fragranza si sprigiona nelle giornate calde, quando un soffio di brezza leggera basta a diffondere una profumazione straordinaria e avvolgente. L’Elicriso è una pianta da abbracciare, le sue foglie sono ricoperte da un tomento vellutato grigio argenteo, che ne rende la chioma piacevolissima al tatto. Effetto secondario di questo incontro è la percezione della sua profumazione unica. L’olio essenziale ha caratteristiche notevolissime ed è fondamentale nel trattamento di eczemi e psoriasi. Inoltre pare che se sfregato sulla pelle della testa dietro ai padiglioni auricolari possa dare giovamento all’acufene. Raccogliere i suoi fiori gialli a giugno nel periodo di San Giovanni, quando la pianta raggiunge il suo tempo balsamico, durante le ore più calde della giornata, metterli in infusione nell’olio di mandorle per 3 giorni al sole diretto e poi per almeno 3 mesi in macerazione al buio, significa ottenere un oleolito preziosissimo e dal profumo splendido, perfetto per un’idratazione profonda della pelle del viso e delle mani.

A seguire troviamo il Timo che possiede una fragranza con una meravigliosa nota di fondo. Piccolo sempreverde, forma un cuscino dalle dimensioni contenute, che in primavera si orna di tanti fiorellini rosa – lilla. Utilizzatissimo in cucina, possiamo sentirne la fragranza semplicemente “sprimacciandolo”, si diffonderà immediatamente la sua profumazione inconfondibile ed estremamente penetrante. Con l’olio essenziale si ottiene un effetto particolare, il Timo infatti agisce sull’emisfero sinistro del cervello sede della capacità logico-razionale ed è capace di sbloccare situazioni stagnanti, bloccate dalle paure recondite e spesso non comprese razionalmente dall’individuo. Consigliatissima l’inalazione tramite diffusore, a freddo, a caldo o molto semplicemente appoggiando un contenitore con dell’acqua calda (cui si avrà cura di aggiungere una decina di gocce di olio essenziale) sul termosifone, si otterrà così una propagazione lenta ma costante.

Infine il Mirto, grande arbusto sempreverde che è possibile coltivare in vaso nella sua versione miniatura ovvero Mirtus communis subsp. tarentina. Nota di base particolarissima, basta sfregare lievemente il suo fogliame per essere investiti da una fragranza intensa. In mitologia il Mirto è simbolo di rinascita in quanto unica pianta a crescere nell’Ade. Legato al valore della fedeltà coniugale e sacro ad Afrodite, il Mirto è stato infatti immortalato nella “Venere di Urbino” da Tiziano Vecellio. L’artista lo ha rappresentato in forma di piccolo alberello tondeggiante, coltivato in un piccolo vaso su di un davanzale, come sfondo della scena principale dell’opera. Il Mirto è stato scelto proprio per simboleggiare la fedeltà della giovane sposa, ritratta nei panni di una splendida Afrodite pudica, in attesa di essere vestita per la cerimonia veneziana del “Toccamano”. Questo rituale vedeva protagoniste le giovani donne che esprimevano il loro consenso alle nozze toccando la mano del loro promesso sposo.

Conclusioni

Con le note olfattive di queste nove piante, di facile reperimento e coltivazione, è possibile dar vita ad un bouquet profumato, vivo e vitale, capace di sostenerci, donandoci benessere e pace in ogni momento della giornata. Creare il proprio spazio verde personale, come luogo di raccoglimento e piacere per ritrovare se stessi, può divenire pratica meditativa – alchemica. Una strada fiorita che può condurre il nostro animo verso la trasformazione del piombo in oro.

Sito web: https://www.danieladonisi.com/ | Contatti social QUI.

Contatti: + 39 3207931200 |arch.donisi@gmail.com

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